intervengono
Alberto Ferlenga, Giuseppina Grasso Cannizzo, Angelo Torricelli, Paolo Zermani
modera
Valerio Paolo Mosco
Utilizziamo più o meno comunemente l’aggettivo “poetico” anche per le opere di architettura. Sul significato del termine l’accordo tuttavia è labile, spesso sottinteso, difficilmente esplicitato, come se il tema stesso fosse pericoloso. L’interpretazione, quando si tratta di poeticità, si ferma infatti il più delle volte ai passi iniziali, poi le metafore e le parafrasi tendono ad allontanarci dal nucleo della questione. La “poeticità”, come d’altronde il concetto di stile ad essa connesso, è uno dei criteri più spinosi per la critica, persino per la critica letteraria applicata alla poesia. Il punto è che quello che chiameremo il “giudizio poetico” è imprescindibile da un pensiero estetico a priori e a delle categorie a cui riferirsi. Poetico, se si crede ad esempio nella critica crociana, è allora una determinata espressione; se invece si crede nella critica marxista, alla Lukács o Adorno, sarà probabilmente un’espressione di tutt’altro genere. Non solo: se ci si riferisce alla critica crociana, più formale che contenutistica, il discorso sulla poesia diventa più che necessario, anzi essenziale; se si è invece marxisti, allora è messo in crisi lo stesso oggetto del dibattere.
Il convegno intende quindi essere un simposio tra diverse azioni e posizioni estetiche o concettuali. È allora chiaro che il discorso sulla poeticità in architettura assume anche il valore di un dispositivo per il confronto sui presupposti con cui si vedono e analizzano le opere, presupposti senza i quali la critica evapora nell’interpretazione casuale e, come tale, non lascia tracce.
Негізгі бет 08.11.23 Quando l'Architettura è Poesia. Punti di vista sull’artisticità del progetto
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