Badalucco, paese di poco più di mille abitanti, sorge in media Valle Argentina, una delle più belle valli dell'estremo ponente ligure.
La storia recente della piccola comunità è stata segnata dalla lotta, combattuta e vinta, per allontanare da sé "l'acqua che fa paura".
Nel 1963 la società elettrica nazionale aveva deciso di costruire una grande diga alta più di 80 metri dalla capacità di venti milioni di metri cubi d'acqua. L'invaso avrebbe rappresentato una permanente minaccia per l'intera valle e privato il paese dell'acqua del torrente Argentina, necessaria a far girare le macine dei frantoi e ad annaffiare gli orti.
Quando le opere collaterali alla vera e propria diga avevano ormai raggiunto un notevole stato di avanzamento, si verificò il disastro del Vajont.
La tragedia sensibilizzò l'opinione pubblica nazionale e, a Badalucco, esplose la protesta.
Gli abitanti scesero in piazza e lottarono aspramente per difendere gli interessi dell'intera vallata. Molti di questi subirono l'arresto e la prigione. Il cantiere fu oggetto di sabotaggi, furono incediate attrezzature, fatti saltare ruspe e camion.
Fu schierata la celera a difesa del cantiere, ma l'11 novembre 1963 in ben seimila si presentarono davanti al cantiere dell'ilsa per bloccare i lavori. La celere davanti a una così grande folla non intervenne, e i lavori furono sospesi. Il cantiere venne poi smantellato. Oggi rimane di quei giorni di lotta i racconti dei vecchi, e una serie di opere incompiute, la base della diga, lo scheletro di quella che doveva diventare la centrale operativa della diga, quasi 12 km di canali sotterranei che avrebbero alimentato una grande centrale idroelettrica.
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