BEN WALLACE - Il ministro della difesa
In questa rubrica siamo spesso a parlare di predestinati, di atleti che fin dalla giovane età dimostrano doti fuori dal comune e talenti eccezionali.
Ecco, non è il caso di Big Ben Wallace. Se c'è qualcuno che è partita dal punto più basso possibile per poi arrivare alla Hall of Fame, quello è sicuramente lui.
Ma andiamo con ordine.
Nato a White Hall, Alabama, il 10 settembre del 1974 è il decimo di undici figli: cresce con la madre, la nonna e il patrigno. La situazione familiare in cui vive lo costringe a lavorare già in giovane età e solamente negli ultimi anni del liceo partecipa al suo primo camp estivo, organizzato da Charles Oakley, ex stella dei Knicks e dei Bulls. Di borse di studio per i college neanche a parlarne, la volontà di frequentare l’università c’è, ma mancano le disponibilità finanziarie: intervengono, come sempre, gli dei del basket, che nella figura del già citato Oakley gli procurano una borsa di studio alla Virgin Union, division II NCAA. Questo è quello che passa il convento, ma Wallace non si scoraggia e chiude con 13 punti e 10 rimbalzi di media al terzo ed ultimo anno. Una volta dichiaratosi al Draft del 1996 viene scartato, vista anche la poca visibilità ricevuta al college, e decide quindi di trasferirsi in Europa, più precisamente in Italia, dove dopo un provino a Reggio Calabria viene tagliato prima dell’inizio del campionato.
Arriva per sua fortuna una chiamata dagli allora Washington Bullets, che lo firmano per la durata dell’intera stagione 1996/1997: Ben non si mette particolarmente in mostra e non lo fa nemmeno l’annata successiva in maglia Magic, tanto che durante l’offseason viene inserito in una trade che porta Grant Hill da Detroit a Orlando. L’opinione generale, come descrissi nel video dedicato a Grant Hill, fu quella di un furto epocale dei Magic.
Dopo una prima stagione in maglia Pistons decisamente positiva, chiusa con 6.4 punti di media, ma 13.2 rimbalzi e 2.3 stoppate a partita, arriva sulla panchina un giovane Rick Carlisle, che riesce ad inserire perfettamente Wallace nel suo sistema di gioco e mette in risalto le qualità di un giocatore a dir poco fuori dalla norma: tecnicamente inguardabile nella metà campo offensiva, con evidenti limiti al tiro da qualsiasi punto del campo e pessimo ai liberi (41% in carriera circa). Stiamo però parlando di un centro atipico che non arrivava ai 7 piedi, atleticamente di una spanna sopra chiunque, con un tempismo per la stoppata e per il rimbalzo visti raramente su un parquet: se vogliamo perderci in paragoni, un Denis Rodman con, in aggiunta, un tempismo millimetrico per la stoppata in aiuto.
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Gli spezzoni video sono stati presi da altri video presenti su youtube. Ringrazio gli autori, a cui va riconosciuto il lavoro.
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