La collina del castello domina l'abitato di Conegliano a nord, sulla destra del Monticano. Prima testimonianza scritta su Conegliano è un diploma d'Enrico II di Sassonia, nel quale l'imperatore conferma a Lodovico vescovo di Belluno terre e diritti.
La mancanza di reperti, unita alla carenza delle fonti, impedisce pure di tracciare una storia tardoantica ed altomedievale. Il colle si presenta come la propaggine più meridionale del gruppo delle colline coneglianesi e felettane, insieme con quello suseganese dove nel XIII secolo fu costruito il castello di San Salvatore; ma se per Susegana si può forse datare un insediamento al VI secolo, probabilmente l'antica Susonnia nominata dall'Anonimo Ravennate, per la città del Cima perdurano da tempo incognite. Potocnik suppone l'esistenza di una torre di vedetta tardo romana posta sulla cima del colle, forse dove ora si trova la chiesetta di San Leonardo e Sant'Orsola, sul versante orientale a presidio della pianura del Meschio, in diretto contatto con quella che, forse, poteva essere sul colle di Monticella. Si tratta d'ipotesi che, purtroppo, non trovano conferma nella realtà, poiché mai sono stati rinvenuti resti databili alla tarda romanità. Forse si può rintracciare l'origine della fortificazione coneglianese in un diploma imperiale del 963, nel quale viene concesso al vescovo di Belluno di ".. castella, turres et merula hedificare et fossas facere" in funzione difensiva, durante le invasioni ungare che interessarono tutto il territorio nordorientale. L'analisi dell'opera di Giovan Battista Cima permette di ricostruire la fortificazione di Conegliano nella sua interezza, all'apice del suo splendore tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento, quando la città era cinta da poderose mura e difesa da più di settanta torri. La memoria di quella fortificazione, che aveva resistito agli assalti degli Ungheri di Pippo Spano all'inizio del XV secolo grazie alla sua superba cinta muraria, ci è tramandata grazie ad opere quali "Sant'Elena" e "Costantino e Sant'Elena", dove l'artista raffigura dettagliatamente il colle del castello. Secondo il Marchesan era dotato di più cortine murarie, fosse e valli difensivi. Nel corso del XVIII secolo la forma originaria del castello fu fortemente compromessa dalle demolizioni che interessarono il recinto interno della Rocca, dove risiedeva il Podestà, le mura e le torri. L'aspetto attuale è frutto degli interventi ricostruttivi della seconda metà dell'Ottocento, dopo che il castello era caduto in totale abbandono ed il cortile alto era diventato il cimitero cittadino.
Fonte: "Atlante dei castelli tra Piave e Livenza" di @MicheleZanchetta (De Bastiani Editore, 2021)
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