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La denuncia per stupro può essere falsa? E se sì quali sono i motivi? E come si combatte a processo contro un’accusa così infamante.
È inutile che ci giriamo intorno ma ogni giorno nelle Procure d’Italia vengono depositate false denunce per violenze sessuali.
Attenzione: sgomberiamo il campo da equivoci.
Le violenze sessuali sulle donne esistono e quelle vere sono specialmente quelle da strada. Per la serie: una donna rincasa e subisce molestie o violenze dal molestatore di turno.
Io invece mi riferisco ad un altro ambito.
Alle presunte violenze che, a detta delle querelanti, si consumerebbero in famiglia, oppure sul posto di lavoro, oppure tra combriccole di amici.
Molte volte queste querele sono false e vengono presentate falsamente sempre per le stesse motivazioni.
Nell’ambito familiare, nel mezzo di una separazione burrascosa, la querela per violenza sessuale può essere proposta strumentalmente per l’affido esclusivo dei figli, per l’assegnazione della casa familiare, per un lauto mantenimento o semplicemente per vendetta. Nell’ambito del lavoro per fini ricattatori.
Tra amici o conoscenti per ottenere il risarcimento del danno da una persona facoltosa (eh sì succede anche questo).
Tutto quello che dico non lo dico per sentito dire ma proviene ovviamente dalla mia esperienza giudiziaria.
Occorre dunque smascherare queste false accuse attraverso una Difesa esperta in questa specifica materia perché, come abbiamo detto tante volte, il portato testimoniale della persona offesa costituisce piena prova anche in assenza di riscontri esterni a condizione che, però, il racconto sia logico e coerente.
Capita spesso, però, nell’aula di giustizia di assistere al pregiudizio ideologico secondo il quale le propalazioni della persona offesa, sebbene illogiche e sconclusionate, siano sempre e comunque veritiere; mentre, invece, dall’altra parte, le dichiarazioni dell’imputato e dei testi della Difesa, benché logiche, congruenti, coerenti, siano pregiudizialmente inficiate da un patologico alone di sospetto e, dunque, non meritevoli di accoglimento.
Molte volte si dà credito alla persona offesa, anche se il suo narrato è denso di contraddizioni, intenti vendicativi e ritorsivi verso l’imputato; e, di converso, si sconfessa qualsiasi tesi alternativa dell’imputato, degradandola sostanzialmente a “meri intenti difensivi”.
Così facendo si finisce, de facto, per bollare l’imputato come figlio di un “dio minore”; mentre, invece, la denunciante ontologicamente “soggetto debole”, e, dunque, sempre e comunque meritevole di tutela.
Eppure, laddove le denunce maturino in un contesto caratterizzato da una forte conflittualità, sarà compito del Giudicante valutare la veridicità delle propalazioni della persona offesa con grande rigore e un attento vaglio critico.
Or dunque, lo sforzo intellettuale della Difesa sarà quello di segnalare al Collegio Difensivo, nell’aula giudiziaria, le incongruenze e le discrasie delle testimonianze dell’accusa, senza far dimenticare mai al Giudice che la persona offesa che si costituisce parte Civile è portatrice di un evidente interesse personalistico, ossia il risarcimento del danno.
Per questo occorrerà costruire una Difesa articolata volta a:
Un incisivo controesame della persona offesa volta a smascherare contraddizioni e falsità;
La scelta dei propri testi per rappresentare l’altra verità o verità alternativa;
Un’ arringa conclusiva che sappia narrare, con cuore e passione, la verità dei fatti al Collegio che dovrà decidere la vita o la morte civile di un innocente.
#AvvocatoPenalista #AvvocatoFrancescoDAndria #ProcessoPenale
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Негізгі бет Come difendersi contro un falso stupro
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