#PublicSpeaking #ChiaraAlzati #ParlareInPubblico
Quello di oggi non è un video sul Public Speaking. Nessuna tecnica, nessun consiglio, nessun suggerimento. Oggi voglio esserci io, come Chiara. Se mi segui, sai quanti contenuti produco. Ma forse quello che non ti ho mai detto fino in fondo è cosa mi spinge a produrne così tanti. Sai quello per la comunicazione è un amore che mi porto dietro da quando ero piccola. Alle elementari, hai presente quando c'erano le recite di fine anno, quelle alle quali erano invitati tutti i nonni, bisnonni, zii, cugini... nella palestra? Ecco a me piaceva essere la protagonista di quelle recite e non ti dico quanto fossero felici i miei compagni quando ogni anno le maestre proponevano me per un ruolo principale. Mi piaceva proprio stare lì, sentire quell'adrenalina addosso, diventare qualcos'altro rispetto a me.
Poi però l'infanzia è finita, ho iniziato a studiare, ho portato poi avanti anche un'altra mia passione, quella per le lingue, in particolare per la lingua tedesca e mi sono laureata proprio in lingue. Il punto è che dopo la laurea è iniziato quello che io chiamo un periodo un po' grigio della mia vita. Nel senso che sono andata avanti un po' con il pilota automatico. Figlia di genitori che hanno sempre avuto il mito del posto fisso, sono andata anch'io di posto fisso in posto fisso, ma sentivo ogni volta una frustrazione molto forte addosso. Sentivo di non essere assolutamente nata per aiutare qualcun altro a sviluppare il proprio sogno. Io volevo creare il mio di sogno e volevo essere artefice della mia vita professionale, però al contempo non avevo la più pallida idea del punto di inizio di questo cambiamento professionale.
Senonché una sera, durante un viaggio in treno di ritorno da uno dei tanti giorni grigi in ufficio, ho incontrato un mio carissimo amico che si chiama Luigi. Luigi mi guarda e mi dice: "Ma Chiara ma ti vedo proprio KO oggi, ma che succede?" Io lo guardo e gli rispondo: "Guarda, io non ne posso veramente più e sai mi sento anche in colpa a non poterne più, perché in fin dei conti ho praticamente tutto, eppure non sono felice". E lui mi ha fatto quella che è stata una domanda che mi ha spalancato veramente la testa. Mi ha chiesto: "Ma cosa ti piaceva fare da piccola, Chiara?" Indovina dove mi sono vista in quel momento? Proprio lì, su quel palco, alla recita di fine anno delle elementari. La prima cosa che ho fatto è stata scoppiare a ridere davanti a Luigi. "Ti pare? Cosa devo fare? Non saprei da che parte iniziare e poi mica voglio fare l'attrice..."
E allora Luigi mi ha consigliato caldamente di iscrivermi a un percorso di coaching. Io all'epoca non sapevo neanche cosa fosse questo coaching... Insomma, inizio questo Master e pian piano mi appassiono di queste tecniche di comunicazione che consentono alla persona di scavare dentro se stessa e di aiutare anche l'altro a trovare il proprio potenziale. Senonché un giorno, vengo chiamata sul palco ad esporre un progetto di coaching e sento di nuovo le farfalle nello stomaco. Cosa stavo facendo? Stavo parlando in pubblico.
Quello è stato il momento nel quale mi sono detta: "Qualsiasi sia la cosa che devo fare io la farò, perché quello che voglio fare nella vita è parlare in pubblico". Allora io stavo lavorando in un ambiente di lavoro non molto sano. Oggi si usa questo termine che non amo particolarmente che è il termine "tossico" e in realtà, dal mio punto di vista non c'è nulla di "tossico" in sé, ma ci sono delle esperienze e sta a noi vedere il potenziale in quelle esperienze. Perché, pensandoci oggi, cioè unendo come direbbe Steve Jobs i puntini guardando indietro, io oggi dico un grandissimo "Grazie" a tutti quei responsabili che mi hanno tarpato le ali, a tutti quei responsabili che hanno tentato in qualche modo di mettermi paura, di manipolarmi, di raggirarmi. Io dico un immenso grazie a tutti loro, perché è stato proprio portandomi all'esasperazione che io ho trovato in me il coraggio e tutte le risorse per cambiare vita.
E così nel 2016 ho lasciato il fatidico posto fisso, ovviamente non ho detto nulla ai miei genitori, e ho iniziato ad avviare la mia attività che poi nel 2020 si è trasformata in una azienda. Certo per costruire la vita che vuoi ci vogliono un po' di coraggio, tanta tenacia e tanta perseveranza, ma dal mio punto di vista, siamo nati per brillare e non per sopravvivere.
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