Immaginate una distesa di neve - nient’altro che neve a perdita d’occhio - e l’apparire di un miraggio. Negli anni ’70, il mio amico pittore *** aveva creato delle opere impressionanti per la radicalità dell’astrazione. Egli dipingeva le tele con un bianco uniforme, tracciava a matita un reticolo e, all’intersezione delle linee orizzontali e verticali andava ad apporre un’impronta, realizzata imbevendo nell’inchiostro un rotolino di carta.
Queste tele enigmatiche furono messe in relazione con Il Castello di Franz Kafka: qui un viandante deve recarsi presso il castello che sovrasta un borgo, ma l’impresa sembra destinata a fallire miseramente. Già all’inizio del romanzo, infatti, si legge che «la strada principale del paese non conduceva alla collina del Castello, ma soltanto nelle vicinanze; poi, come deliberatamente, descriveva una curva e sebbene non si allontanasse dal Castello, non gli si avvicinava neppure». Il castello viene quindi ad essere per il viandante una sorta di miraggio che lo condanna al perpetuo vagare. Analogamente, nelle tele di ***, le impronte emergono come miraggi dal fondo immerso nel bianco.
Volendo rendere omaggio al mio amico pittore a qualche mese dalla sua scomparsa, ho pensato di tradurre musicalmente il senso di questi quadri. Più in particolare, ho immaginato una musica in cui minuscoli oggetti sonori emergessero da un fondo fatto di sonorità “bianche” appena distinte dal silenzio per poi subito scomparire.
Per farlo sono partito da un esemplare di quadro del ciclo delle Impronte (curiosamente l’unico esemplare di questo ciclo che *** aveva tenuto per sé e che si poteva vedere nel soggiorno della sua abitazione - studio) e l’ho usato per costruire una griglia formale che struttura il mio pezzo; inoltre c’è una corrispondenza tra l’intensità della traccia lasciata dal timbro sulla tela e le caratteristiche (modalità di emissione del suono, densità e intensità degli eventi, ecc…) degli oggetti sonori che emergono dallo sfondo. Ho poi cercato di capire se fosse possibile creare delle micro - narrazioni lavorando sulla successione di questi oggetti sonori e sulla possibilità di individuare delle ricorrenze, delle similitudini o anche delle situazioni di addensamento e rarefazione.
Questo punto è stato cruciale perché per me tradurre il senso profondo dei quadri del mio amico *** non poteva esplicitarsi semplicemente nel trovare una corrispondenza tra impronte e oggetti sonori: questa sarebbe stata solo una letterale traduzione in musica del quadro e, in definitiva, un semplice esercizio di contabilità.
Tradurre in musica il senso del miraggio ha significato per me cercare di trasmettere l’idea di una narrazione che ci dà solo l’illusione di manifestarsi, perché, non appena riconosciamo una direzionalità del discorso musicale, questa si dissolve immediatamente.
All’indimenticabile ***.
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FLAUTO: Benedetta Ballardini
FLAUTO IN SOL: Sara Ansaldi
RULLANTE: Alberto Fiorindi
COMPOSITORE: Danilo Karim Kaddouri
Негізгі бет DANILO KARIM KADDOURI - PER UN'ASSENZA - per flauto, flauto in sol e rullante - VINCITORE CAT. B
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