Giacomo Lauri-Volpi, the greatest performer of Verdi's Otello
(excerpts recorded in 1941)
ATTO I
1. "Esultate!" - sortita di Otello
2. "Gia nella notte densa", con Maria Caniglia - duetto, Otello e Desdemona
ATTO II
3. "Ora e per sempre addio, sante memorie" - aria, Otello
4. "Si pel ciel marmoreo giuro", con Mario Basiola - cabaletta, Otello e Jago
ATTO III
5. "Dio! mi potevi scagliar tutti i mali" - monologo di Otello
ATTO IV
6. "Nium mi tema" - monologo di Otello
"Otello è la tragedia dell'istinto. Il cantore che si accinge a interpretarla, dev'essere maturo di vita e ricco in sommo grado di esperienza vocale e scenica.
Un simile personaggio dovrà ecellere per un senso di vibratilità e di fluidità, quali si convengono a un essere che vede e ode per gli occhi e le orecchie di un altro. Ancora una volta la coscienza morale si mostra alla base della coscienza estetica. La vittima designata dal raziocinio malefico doveva decadere e perdersi appunto a cagione della sua mutevolezza e della fallacità delle sue sensazioni. Per conseguenza, a questo tipo di protagonista non sembra adeguarsi la forma atletica e la pinguedine rigurgitante dei protagonisti giganteschi in uso. La vivacità, lo scatto felino, l'irruenza epilettica non sono, invero, gli attributi del canoro pachiderma. Si badi alle due scene dipinte dal Morelli: in una Otello racconta le sue sventure a Desdemona; nell'altra Otello strangola Desdemona. Il grande pittore dipinge un negro labbruto, dal naso rincagnato e dal colore fuligginoso. Un tipo piuttosto piccolo di statura e vestito, nella prima scena, di colori vivaci: rosso, giallo, marrone, fra i quali viso e mani nere spiccano orribilmente e contrastano col bianco, il celeste e il biondo di Desdemona, tutta assorta mentre ascolta dal Moro l'immaginoso racconto delle passate glorie. Se il Morelli cadde in errore vuol dire che l'interpretazione fisica del Moro può essere oggetto di discussione. Otello, in sostanza, non è un personaggio tanto definito da prestarsi a un'unica figurazione, precisa nei contorni nei colori e nella plastica.
Non sarebbe dunque paradossale raffigurarsi un personaggio vibrante, svelto, irrequieto e inconsapevole nella sua spiccata nobiltà d'accenti e nella spontaneità irrazionale dei suoi atteggiamenti. Fin dal primo momento, il pubblico dovrebbe trovarsi di fronte a un essere, la cui credulità non era inferiore, per iperbole, all'altrui malvagità. A una simile figura conviene una voce altrettanto vibrante, nervosa, scattante in balenii d'acciaio. Il concetto del ternario universale dovrebbe applicarsi a un dramma in cui l'autore, pur rifuggendo dalle intenzioni simbolistiche dei caratteri e dai fini esclusivamente morali, aveva scisso quel ternario in tre distinte figure plastiche, in tre tipi d'arte, diversi e contrapposti, i quali, così dissociati, dovevano animare il quadro e l'azione della tragedia.
Con simili idee in mente, un animoso artista si accinse all'esecuzione di Otello."
(da: Lauri Volpi - "Misteri della voce umana", 1957)
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