Composto probabilmente a Recanati nel luglio 1820, fu pubblicato per la prima volta, insieme agli altri idilli ("L'infinito", "La sera del dì di festa", "Il sogno", "La vita solitaria" e il "Frammento XXXVII"), nel "Nuovo Ricoglitore" di Milano (gennaio 1826) e subito dopo nei Versi (Bologna, 1826) com titolo "La ricordanza". Il titolo definitivo venne assegnato nella prima edizione dei "Canti" (Firenze, 1831).
Metro: endecasillabi sciolti, con una sola rima imperfetta (vv.8-15) e varie assonanze in sede di rima (vv. 2-12, 3-5, 7-16, 8-10).
O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l'anno, sovra questo colle
Io venia pien d'angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, né cangia stile,
O mia diletta luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l'etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso,
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l'affanno duri! I MIEI LIBRI
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