||||||||Spunto di riflessione||||||||
Questo virus è arrivato e non ci fa più uscire. Genitori, bambini, maestre, amici e parenti: tutti a casa! Come ci sentiamo a seguito di questo?
Arrabbiati e irrequieti sicuramente. Come canalizzare queste emozioni senza fare "danni"? Scaricare la rabbia attraverso il gioco ci libera dalle tensioni! Fare giochi motori insieme ai nostri bimbi oltre a scaricare le tensioni può diventare un momento di condivisione e divertimento... senza rompere troppe cose.
||||||||STAFF di “PRONTO… CHI FAVOLA”||||||||
Dott.ssa Elisa De Foglio - Psicoterapeuta - Coordinatrice
Dott.ssa Clementina Petrocco - Psicoanalista - Supervisore
Dott.ssa Sandra Granchelli - Insegnante - Psicologa - Voce Narrante
Dott. Tancredi Di Iullo - Psicoterapeuta
Dott. Paolo Manfreda - Psicoterapeuta
Dott. Giovanni Pendenza - Psicoterapeuta specializzando
Dott.ssa Fabiana Bizzoni - Psicoterapeuta
Dott.ssa Lisa Raglione - Psicoterapeuta specializzanda
Dott.ssa Francesca Lanci - Psicoterapeuta
Dott.ssa Gina Onorato - Psicoterapeuta
Dott.ssa Alina Madalina Iunnissi - Psicoterapeuta specializzanda
Dott.ssa Michela Tolli - Psicoterapeuta
Dott.ssa Martina Cornacchia - Psicoterapeuta specializzanda
Dott.ssa Martina Marchionni - Psicoterapeuta specializzanda
||||||||TESTO||||||||
Una volta, a Busto Arsizio, la gente era preoccupata
perché i bambini rompevano tutto. Non parliamo delle
suole delle scarpe, dei pantaloni e delle cartelle
scolastiche: rompevano i vetri giocando alla palla,
rompevano i piatti a tavola e i bicchieri al bar, e non
rompevano i muri solo perché non avevano martelli a
disposizione.
I genitori non sapevano più cosa fare e cosa dire e si
rivolsero al sindaco.
- Mettiamo una multa? - propose il sindaco.
- Grazie tante, - esclamarono i genitori, - e poi la
paghiamo con i cocci.
Per fortuna da quelle parti ci sono molti ragionieri. Ce
n'è uno ogni tre persone e tutti ragionano benissimo.
Meglio di tutti ragionava il ragionier Gamberoni, un
vecchio signore che aveva molti nipoti e quindi in fatto di
cocci aveva una vasta esperienza. Egli prese carta e matita
e fece il conto dei danni che i bambini di Busto Arsizio
cagionavano fracassando tanta bella e buona roba a quel
modo. Risultò una somma spaventevole: millanta tamanta
quattordici e trentatre.
- Con la metà di questa somma, - dimostrò il ragionier
Gamberoni, - possiamo costruire un palazzo da rompere e
obbligare i bambini a farlo a pezzi: se non guariscono con
questo sistema non guariscono più.
La proposta fu accettata, il palazzo fu costruito in
quattro e quattro otto e due dieci. Era alto sette piani,
aveva novantanove stanze, ogni stanza era piena di mobili
e ogni mobile zeppo di stoviglie e soprammobili, senza
contare gli specchi e i rubinetti. Il giorno
dell'inaugurazione a tutti i bambini venne consegnato un
martello e a un segnale del sindaco le porte del palazzo da
rompere furono spalancate.
Peccato che la televisione non sia arrivata in tempo per
trasmettere lo spettacolo. Chi l'ha visto con i suoi occhi e
sentito con le sue orecchie assicura che pareva - mai non
sia! - lo scoppio della terza guerra mondiale. I bambini
passavano di stanza in stanza come l'esercito di Attila e
fracassavano a martellate quanto incontravano sul loro
cammino. I colpi si udivano in tutta la Lombardia e in
mezza Svizzera. Bambini alti come la coda di un gatto si
erano attaccati ad armadi grossi come incrociatori e li
demolirono scrupolosamente fino a lasciare una montagna
di trucioli. Infanti dell'asilo, belli e graziosi nei loro
grembiulini rosa e celesti, pestavano diligentemente i
servizi da caffè riducendoli in polvere finissima, con la
quale si incipriavano il viso. Alla fine del primo giorno
non era rimasto un bicchiere sano. Alla fine del secondo
giorno scarseggiavano le sedie. Il terzo giorno i bambini
affrontarono i muri, cominciando dall'ultimo piano, ma
quando furono arrivati al quarto, stanchi morti e coperti di
polvere come i soldati di Napoleone nel deserto,
piantarono baracca e burattini, tornarono a casa
barcollando e andarono a letto senza cena. Ormai si erano
davvero sfogati e non provavano più gusto a rompere
nulla, di colpo erano diventati delicati e leggeri come
farfalle e avreste potuto farli giocare al calcio
su un campo di bicchieri di cristallo che non ne
avrebbero scheggiato uno solo.
Il ragionier Gamberoni fece i conti e dimostrò che la
città di Busto Arsizio aveva realizzato un risparmio di due
stramilioni e sette centimetri.
Quello che restava in piedi del palazzo da rompere, il
Comune lasciò liberi i cittadini di farne quel che
volevano. Allora si videro certi signori con cartella di
cuoio e occhiali a lenti bifocali - magistrati, notai,
consiglieri delegati - armarsi di martello e correre a
demolire una parete o a smantellare una scala, picchiando
tanto di gusto che ad ogni.....
Негізгі бет Il palazzo da rompere - FAVOLE AL TELEFONO -GIANNI RODARI
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