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Gianluca Vialli è stato un uomo, prima che un calciatore, in anticipo sui tempi. Lo è stato per come interpretava il ruolo di centravanti, per come si metteva in gioco in televisione negli anni in cui era ancora un campione, per alcuni piccoli vezzi che si concedeva con il solo scopo di suscitare una reazione nei giornalisti. È stato anche il secondo italiano a sbarcare nella rinnovata Premier League: il campionato inglese, per come lo conosciamo oggi, nasce soltanto nel 1992, dopo una polemica e violenta scissione tra le squadre della allora First Division e la Football League. L’unico ad approdare in Premier prima di Vialli era stato Andrea Silenzi, esemplare classico di prima punta italiana anni Novanta: altissimo, forte di testa, si portava dietro il soprannome di Pennellone, appellativo particolarmente frequente a Roma per le persone molto alte. Vialli, a differenza di Silenzi, aveva potuto sfruttare l’avvento della legge Bosman, utilizzando una piccola finestra temporale in cui la rivoluzione aveva attecchito soltanto verso i campionati esteri e non internamente. In sostanza, chi avesse voluto Vialli nel momento in cui aveva deciso di lasciare la Juventus, subito dopo aver urlato al cielo di Roma che finalmente lo sgarbo di Wembley 1992 era alle spalle, tenendo in mano una Champions League che non è mai sembrata così piccola come tra le mani di Gianluca, avrebbe dovuto comunque versare un parametro alla Juventus, mentre l’uscita verso campionati esteri era a costo zero. Vialli aveva scelto Londra e il Chelsea, una mossa perfettamente in linea con la sua persona: di Londra avrebbe amato tutto, dalla possibilità di tornare a essere finalmente soltanto Luca e non più Vialli a quel fermento culturale che la contraddistingue.
Ma c’è una cosa, una soltanto, sulla quale non è stato un precursore. Gianluca Vialli, infatti, è stato addirittura l’ultimo ad aver ricoperto in pianta stabile il ruolo di player-manager, di giocatore-allenatore. Dopo di lui, in Premier League, è successo altre quattro volte, ma soltanto ad interim. Oggi vi racconto il periodo più strano della carriera di Vialli, quello in cui poteva decidere se mettersi o meno in campo come titolare, se sostituirsi, chissà, forse anche se rimproverarsi in maniera più o meno violenta. Considerando la sua voglia di vincere, diventa difficile pensare che si sia risparmiato qualche critica.
Негізгі бет Спорт Il PRIMO player MANAGER italiano ||| Gianluca Vialli al Chelsea
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