Quando riportiamo la scoperta di nuovi pianeti estrasolari, di solito mostriamo immagini come questa. Immagini artistiche, irrealistiche. Questo perché riuscire a vedere un pianeta a centinaia di migliaia di miliardi di km da noi è praticamente impossibile, dunque gli astronomi si affidano a osservazioni indirette, principalmente quelle ottenute con il metodo dei transiti e con quello delle velocità radiali. Ma ci sono rare circostanze nelle quali si può riuscire a ottenere l’agognata immagine diretta, la fotografia vera. Certo, occorrono telescopi eccezionali, e il risultato può sembrare a prima vista deludente. Scientificamente parlando è però qualcosa di emozionante. Ne vedete un esempio in quest’immagine prodotta dal telescopio spaziale Webb: il grumo di pixel indicato dal numero 1 è la vera autentica, fotografia di Epsilon Indi Ab, a oggi l’unico esopianeta per il quale Webb abbia prodotto la prima immagine diretta.
Un’impresa riservata a telescopi eccezionali, dicevamo, ma che richiede anche circostanze eccezionali, prime fra tutte un pianeta molto grande e con un’ampia separazione angolare rispetto alla propria stella, così da non annegare nella sua luce. Circostanze che Epsilon Indi Ab presenta tutte. Gigante gassoso enorme, con una massa pari a sei volte quella di Giove, percorre un’orbita molto eccentrica e molto ampia che lo conduce, nel corso di una rivoluzione lunga 200 anni, fino a decine di unità astronomiche dalla sua stella, una nana arancione di sequenza principale, con temperatura appena inferiore a quella di una nana gialla come il nostro Sole. Sommato al fatto che il sistema di cui fa parte si trova molto vicino alla Terra, appena 12 anni luce, ciò fa sì che la separazione angolare fra stella e pianeta sia notevole.
Per ritrarlo Webb ha comunque dovuto far ricorso al suo coronografo di bordo, uno strumento in grado di schermare la luce della stella al centro così da non rimanere accecato rispetto a quella ovviamente molto più debole del pianeta. E insieme al coronografo ha utilizzato una fotocamera speciale, MIRI, sensibile al medio infrarosso: lo strumento ideale per immortalare un gigante freddo come Epsilon Indi Ab, la cui temperatura superficiale si aggira attorno a zero gradi Celsius, facendone un oggetto particolarmente luminoso proprio nelle lunghezze d’onda del medio infrarosso, come vediamo nei due riquadri, a sinistra il canale a 10,65 micrometri e a destra quello a 15,55 micrometri, entrambi con la posizione dell’astro oscurato al centro, indicata da una stellina gialla.
Servizio di Marco Malaspina
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Негізгі бет Immagine diretta d’un freddo “super Giove” con la fotocamera Miri di Webb
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