Il racconto di Romano, cinquantenne piemontese, che a settembre 2015 mentre stava pescando in un torrente di montagna della Val Sangone, ha subito l'aggressione di un grosso canide grigio, da lui identificato come un lupo. Gli animali erano tre e Romano ha dovuto difendersi con forza, utilizzando la canna da pesca, per evitare gravi danni, cavandosela alla fine con una ferita alla coscia.
Il pescatore ha raggiunto una borgata della valle, facendosi accompagnare da un amico al Pronto Soccorso dell'ospedale di Giaveno dove è stato medicato. Subito dopo si è recato alla locale caserma Carabinieri denunciando l'accaduto. Nei giorni successivi alcuni funzionari dell'ASL, accompagnati da altre persone presentati come esperti e biologi, hanno prelevato campioni dei pantaloni lacerati e rimosso alcuni peli rimasti sulla canna da pesca. Da allora nulla si è più saputo, nemmeno a Romano è stato riferito degli esiti dell'analisi del DNA di quell'animale che l'aveva aggredito.
Federcaccia Piemonte è venuta a conoscenza della vicenda molto tempo dopo, ed insieme all'amico Dario, noto cacciatore locale, ha voluto incontrare Romano per farci raccontare la sua drammatica avventura.
Cosa fossero quegli animali nessuno ufficialmente l'ha mai detto, semmai su tutta la vicenda è calata una cappa di silenzio; di certo quelle non erano...bestioline mansuete, e nemmeno sotto il controllo dell'uomo.
Che fossero autentici lupi, come sostiene Romano, oppure cani lupo cecoslovacchi fuggiti ai loro padroni come invece s'affannano a raccontarci tutte le volte coloro che difendono a prescindere i lupi; o non invece cani d'altro genere, è presto dirlo, ma quello che pare sicuro è che l'aggressione sia avvenuta e che lì attorno nessuno ci fosse. A parte il povero Romano!
Негізгі бет IN BOCCA...AL LUPO
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