Leo Longanesi:
- Il contrario di quel che penso mi seduce come un mondo favoloso.
- Ci si conserva onesti il tempo necessario che basta per poter accusare gli avversari e prendergli il posto
- Non è la libertà che manca in Italia. Mancano gli uomini liberi
- Uno stupido è uno stupido. Due stupidi sono due stupidi. Diecimila stupidi sono una forza storica.
- Non sono le idee che mi spaventano, ma le facce che rappresentano queste idee.
- Nulla si difende con così tanto calore quanto quelle idee a cui non si crede.
- L'intellettuale è un signore che fa rilegare i libri che non ha letto.
- Sono un conservatore in un Paese in cui non c'è niente da conservare.
- Tutto quello che non so, l'ho imparato a scuola.
- Una società fondata sul lavoro non sogna che il riposo.
- Buoni a nulla, ma capaci di tutto.
- Chi rompe, non paga e siede al governo.
- I buoni sentimenti promuovono sempre ottimi affari.
- L'italiano: totalitario in cucina, democratico in parlamento, cattolico a letto, comunista in fabbrica.
- Quando potremo raccontare la verità non ce la ricorderemo più.
- Un vero giornalista: spiega benissimo quello che non sa.
- Il paradosso è il lusso delle persone di spirito, la verità è il luogo comune dei mediocri.
- L'amore è l'attesa di una gioia che quando arriva annoia.
- I filosofi, è cosa strana, non capiscono nulla di arte, mentre gli artisti capiscono assai di filosofia: segno è che l'arte è anche filosofia, ma la filosofia non è arte.
- Il ribelle si placa non appena conquista il bagno.
- Non datemi consigli! So sbagliare da solo.
Fascista e antifascista, allineato con il regime e frondista. Fondatore e direttore di giornali, pittore, scrittore, maestro nel disegno. Sceneggiatore cinematografico, costumista e scenografo, Leo Longanesi, nasce a Bagnocavallo, in provincia di Ravenna, il 30 agosto del 1905. In quest'angolo d'Italia ancora ottocentesca si nutre di quelle atmosfere che poi diventeranno fondamentali nella ricerca di un suo mondo ideale.
Nel 1926, mentre l'Italia veste la camicia nera, Longanesi si inventa pubblicitario di regime. Scherza, gioca con le parole, e scrive un opuscolo che entra nell'immaginario dell'epoca: Vademecum del perfetto fascista. Quello stesso anno esce il primo numero de L'Italiano. Il sottotitolo della testata è rivista settimanale della gente fascista che poi cambierà in foglio quindicinale della rivoluzione fascista. Sarà pubblicato sino al 1942.
Nel 1937 esce in edicola, a una lira, il primo numero di Omnibus, settimanale di attualità, politica e letteraria, progettato e diretto da Longanesi. È un giornale anticonformista, offre un punto di vista diverso, destabilizza la retorica imperante. Viene soppresso solo 24 mesi più tardi.
Quando l'Italia entra in guerra, il Duce in persona chiede a Longanesi, che accetta, di ideare slogan e manifesti propagandistici. Taci il nemico ti ascolta, la patria si serve anche facendo la sentinella ad un bidone di benzina, una pistola puntata contro l'Italia sono sue invenzioni.
Dopo l'8 settembre Longanesi fugge a sud e si stabilisce a Napoli. Collabora con la radio alleata, e si occupa di una rubrica di propaganda e satira antifascista dal titolo Stella Bianca. A questo punto è detestato sia dai fascisti che lo considerano un traditore, sia dagli antifascisti che lo considerano un opportunista.
Alla fine della guerra fonda la casa editrice Longanesi e nel 1950 la rivista Il borghese. Muore mentre è al lavoro nel suo ufficio, a Milano nel 1957.
Негізгі бет Leo Longanesi. Un italiano contro. (2/4)
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