Trovata per caso quando avevo 20 anni. Tutti nella vita abbiamo avuto a che fare con persone come Alfredo, il finale mi colpì come un pugno in faccia. A distanza di 10 anni, periodicamente torno ad ascoltarla
@famousblueraincoat8869
5 жыл бұрын
Alfredo aveva un debole per tutte le ragazze che entravano nel suo negozio Il desiderio più grande che aveva era questo possederne una mentre contrattava la vendita di una cinta o di una borsa Con una cinta era convinto che sarebbe stato più facile Avrebbe detto una o due frasi a doppio senso Le avrebbe stretto le mani intorno alla vita facendole notare l'eleganza delle rifiniture o l'esclusività della fibbia Secondo il suo ragionamento lei avrebbe capito di trovarsi di fronte un uomo e non uno dei ragazzini a cui era abituata Non restava che chiudere la porta e abbassare la serranda e per dio le avrebbe fatto il culo! Sul serio, glie lo avrebbe messo nel culo così, senza preamboli L'eccitazione gli faceva dimenticare la sigaretta che teneva sempre tra i denti anche mentre parlava La cenere cadeva Lui cominciava a bestemmiare e a soffiare sopra le pelli, distese sul tavolo da lavoro E se fosse passata sua moglie e avesse trovato il negozio chiuso alle 11 di mattina? Elencava mille stratagemmi per questa eventualità E poi 'Uno non può chiudere il negozio neanche per un'ora dopo che si fa il culo tutto l'anno non si sa nemmeno in nome di che?' Tutte queste idiozie Alfredo le raccontava a me Avevo cominciato a lavorare da lui solo per aiutarlo a consegnare in tempo una partita di cinture che gli era stata commissionata da una ditta di abbigliamento Ma, fatta la consegna lui continuò a chiamarmi 'Te la senti di venire anche domani?' Non riusciva più a fare a meno di me ero diventato la sua valvola di sfogo Mi raccontava tutto quello che gli succedeva Sapevo dei suoi debiti con le banche di quelli col suocero che gli aveva anticipato i soldi per aprire il negozio Sapevo tutto del suo rapporto con la moglie, che non amava e che nei suoi deliri immaginava di tradire con chiunque gli rivolgeva la parola 'Mia moglie è un cesso', mi diceva 'In tutta sincerità, Mimì non credi che mia moglie sia un cesso?' Cosa avrei potuto rispondergli? Loro due erano soci nella gestione del negozio Lei, che era la più responsabile dei due spesso lo prendeva in disparte e gli chiedeva a bassa voce se ero proprio necessario lì, in negozio, tutti i giorni Il negozio andava male e non c'erano soldi per pagare un'altra persona Il suo discorso sembrava più che ragionevole ma lui andava su tutte le furie 'Sono io che passo tutto il giorno qui dentro Lo so io se ho bisogno o meno di qualcun'altro' 'Mia moglie è gelosa', mi diceva quando lei se ne andava 'Ha paura che io e te insieme ci facciamo tutte le ragazzine che entrano qui dentro' Il negozio di Alfredo era su due piani Sotto c'era il negozio vero e proprio sopra il laboratorio Lì passavamo quasi tutto il tempo Sedevamo a due tavoli, uno di fianco all'altro Alfredo tagliava la pelle ne faceva delle strisce e le accumulava sul mio tavolo Io mi curavo delle rifiniture Ci passavo sopra delle creme, tingevo i bordi Portavo tutto il giorno dei guanti di plastica che era come infilare le mani dentro due buste della spesa Le dita colavano di sudore e la sera, quando li toglievo mi ritrovavo la pelle squamosa Portavo quei guanti perchè i lucidi che usavamo erano tossici Ogni ora ero costretto a uscire fuori Fermo, sulla porta d'ingresso restavo stordito per qualche minuto mentre mi riempivo i polmoni di aria fresca La paga era di 6000 lire all'ora Una miseria, anche per quel periodo Sommando tutto la paga bassa la noia lo stato delle mie mani e i racconti da maniaco di Alfredo ero arrivato alla conclusione che avevo bisogno di una buona scusa per andarmene Ma arrivò l'estate e Alfredo convinse me e la moglie che mai, come in quel periodo, sarei stato indispensabile Avrei venduto i loro articoli nella bancarella che ogni anno aprivano sul lungomare Avremmo lavorato su due fronti la mattina insieme in negozio il pomeriggio io mi sarei trasferito nella bancarella dove Alfredo mi avrebbe raggiunto, una volta chiuso il negozio E così andò La sua era l'unica bancarella tra tutte quelle che riempivano il lungomare di Alba Adriatica che doveva essere montata tutti i giorni Il pomeriggio ci trovavamo alle tre, nel suo garage Caricavamo tutti i pezzi e partivamo in macchina Al sole il metallo, che formava l'intelaiatura della bancarella diventava incandescente Facevamo ridere tutti, con quei pezzi di ferro roventi che ci passavamo da una mano all'altra le facce che tradivano una smorfia di dolore Lui forse si rendeva conto che mi stava chiedendo più di quello che anche in nome dell'amicizia avrebbe potuto chiedermi Allora pensava di farmi tornare di buonumore raccontandomi di tutte le fighe che aveva a disposizione prima di conoscere Anna, la moglie e prima di cominciare quel lavoro del cazzo Oppure raccontava di come quella mattina fosse stato sul punto di scoparsi questa tipa che da tempo ronzava intorno al negozio 'Poi è arrivato quell'imbecille di Peppe Carminucci proprio quando stavo per spingerla sulla scala a chiocciola dove avevo intenzione di farmela, appoggiato allo scorrimano' Alle tre e tre quarti se ne andava e per le successive quattro ore il lavoro diventava umano Venivano gli amici a trovarmi Ascoltavamo un po'di musica dallo stereo che avevamo trasferito lì dal negozio Qualcuno andava a prendere delle birre Facevamo commenti sulle ragazze che passavano sul lungomare In fondo era prevedibile che uno come Alfredo avrebbe trovato qualcosa da ridire in tutto questo Quando tornava, verso le otto e mi trovava insieme a qualche amico, subito urlava 'Quanta roba ti sei fatto fregare oggi, coglione?!' Oppure si avvicinava e diceva 'Quanto hai fatto?' 'La gente è al mare al pomeriggio, Alfredo Chi vuoi che venga a comprare una borsa di pelle?', dicevo io 'Sei tu che non ci sai fare E poi dì la verità non te ne frega un cazzo di vendere questa roba Vorresti andare in giro con quei tossici dei tuoi amici a non fare un cazzo tutto il giorno Tanto c'è papà che paga' Io gli rispondevo che non avevo nessun papà che pagava per me Allora lui correggeva il tiro 'Non mischiarti con loro', diceva 'Siamo fatti di un'altra pasta, noi Noi sappiamo che significa farsi il culo' Ma io ero stanco di lui e del lavoro delle sue cazzate e non facevo niente per cercare di calmarlo Allora lui cominciò a dire che i miei amici gli fregavano la roba 'Lo sai benissimo che non è vero', gli dicevo io Ma lui arrivò al punto di dirmi 'Se li rivedo ancora qua intorno caccio anche te' 'Conviene che me ne vada subito, allora', dissi Non credo se lo aspettasse ma cercò di mascherare la sorpresa 'Vattene pure Mi ero sbagliato Sei della stessa razza di quei coglioni' Non ribattei niente e andai a casa La sera uscii e non tornai prima delle tre di notte Riconobbi la sua macchina parcheggiata proprio di fronte a casa mia Nell'attesa aveva abbassato lo schienale del sedile per stare più comodo Doveva essere lì da parecchio tempo Appena mi vide scese immediatamente dalla macchina 'Mimì, devo parlarti' 'Cosa c'è?', gli dissi Pensavo di aver risolto la questione quel pomeriggio Non ero preparato a riprenderla in quel momento così, a bruciapelo 'Perdonami, sono un coglione', disse 'E' lo stress, capisci? Lo sai anche tu come sono messo Credi che mi diverta? Lo sai gli sforzi che ho fatto per tenerti a lavorare con me Fosse stato per Anna non saresti durato più di due settimane E non dirmi che non hai bisogno di soldi' 'Non è questo', dissi 'E' per quello che è successo oggi? Scusami, ho sbagliato, te l'ho detto Devo dirti un'altra volta che sono un coglione? Sono due notti che non dormo Anna mi rompe i coglioni suo padre mi rompe i coglioni Tu sei un amico, che cazzo significa questa storia che non hai più voglia di lavorare da me?' Gli occhi cominciavano a riempirglisi di lacrime Non ero preparato a questo 'Significa quello che ho detto Non ho voglia di parlarne adesso' 'Vuoi prenderti due o tre giorni di vacanza? Sei stanco...' 'Non ho detto questo Ho detto che non ho voglia di parlarne adesso' Allora fece questo gesto che mi lasciò immobilizzato per un attimo e mi fece capire quanto fossi importante per lui Si inginocchiò Tra la portiera aperta della macchina e me lui si inginocchiò piangendo Feci la prima cosa che mi venne in mente di fare Corsi verso il portone di casa e mi infilai su per le scale Il cuore mi batteva Quel gesto mi aveva spaventato Entrai in casa e andai in bagno Senza accendere la luce scostai le tendine dalla finestra Lo vidi mentre rialzava lo schienale del sedile e chiudeva la portiera Restai a guardarlo fino a quando non scomparve completamente in fondo a Viale De Gasperi Mi calmai e andai a letto Cercai di spostare il pensiero da quello che era successo a cose più frivole per rilassarmi come faccio ancora Poi il pensiero tornò su Alfredo, meno forte quasi diluito da questi altri pensieri Non avrei più voluto incontrarlo a costo di cambiare strada, se me lo fossi trovato di fronte Ma c'era quest'altro pensiero che mi inquietava e da cui non riuscivo a liberare la mia mente Chi altro, nel corso della mia vita aveva mai dimostrato di avere così tanto bisogno di me?
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