Nell'intervista con la Prof.ssa Maria Sole Chimenti (Reumatologa Università degli studi di Roma “La Sapienza") le problematiche di genere delle MICI emerse in occasione della seconda edizione del Corso ECM “UPDATE SULLE MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE INTESTINALI”.
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“Nell'arco degli ultimi anni abbiamo assistito a diverse novità nell'ambito delle spondiloartriti nei pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali. In primis è stata un'importante rivoluzione anche classificativa in termini gnoseologici. Abbiamo delle nuove entità cliniche che sono apparse, come la forma non radiografica delle spondiloartriti assiali, una forma che possiamo definire più precoce, una forma che predilige l'interessamento del sesso femminile rispetto al sesso maschile, e una forma che ha delle caratteristiche cliniche diverse. E questo ha fatto proprio anche emergere un'importanza dell'impatto delle spondiloartriti anche nei pazienti affetti da IBD, soprattutto nel genere femminile, nel sesso femminile. A questo proposito si tratta di manifestazioni cliniche diverse, le donne per esempio hanno una minore progressione radiografica, si tratta anche di una diversa trasmissione del dolore, quindi un impatto della patologia maggiore nel sesso femminile rispetto al sesso maschile. Nell'arco anche degli ultimi anni abbiamo assistito a novità terapeutiche, nuovi farmaci che possono essere utilizzati in queste patologie che hanno come target sia le manifestazioni articolari che le manifestazioni intestinali. Abbiamo messo in evidenza proprio recentemente quanto l'impatto, l'utilizzo dei farmaci biotecnologici nei pazienti affetti da IBD possa rallentare l'insorgenza delle manifestazioni articolari in questi pazienti. Abbiamo anche imparato a gestire nuove molecole che hanno target importanti che possono appunto essere efficaci sia nelle manifestazioni articolari che nelle manifestazioni intestinali e questo è stato un'importante novità in quello che riguarda proprio l'approccio terapeutico di questi pazienti.
In genere si associa alla problematica reumatologica un paziente anziano, ma in realtà non è così.
No, non è proprio così, effettivamente sono tutti pazienti giovani, basta pensare che nella definizione della classificazione del paziente affetto da dolore lombare-infiammatorio uno dei criteri è avere meno di 40 anni. E poi, l'altro punto molto importante, che nella maggior parte dei casi le malattie reumatologiche sono patologie che colpiscono le donne in età fertile e appunto i pazienti soprattutto di sesso maschile nella fetta giovanile. È proprio l'età giovanile che ha un fattore di rischio di una patologia più aggressiva e di una maggior progressione radiografica.
Quando esiste una problematica reumatologica, questa ha delle influenze, nel senso, limita o comunque condiziona anche la scelta delle terapie?
Sì, assolutamente. Ci sono farmaci che utilizzano i gastroenterologi che non sono efficaci nelle manifestazioni articolari o che hanno comunque una ridotta efficacia nelle manifestazioni articolari. Ci sono poi farmaci importanti, come farmaci sia di sintesi che biotecnologici, che hanno efficacia anche nelle manifestazioni articolari. Alcune molecole ad oggi non hanno dimostrato efficacia sia nelle manifestazioni assiali che nelle manifestazioni periferiche, ma sono sicura che a breve ci sarà evidenza anche di questo aspetto della patologia.”
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