New York, 18 ott 1999. - (Adnkronos) - New York rende omaggio a Italo Calvino, uno degli autori italiani più conosciuti e tradotti dagli americani, una celebrazione ufficiale organizzata dalla figlia dello scrittore Giovanna. Sarà presente all'inaugurazione, la vedova Esther Calvino.
''Dal fondo dell'opaco io scrivo: Italo Calvino e il suo paesaggio'' è il titolo della mostra, curata da Laura Guglielmi e ospitata nelle sale della Casa Zerilli-Marimò, sede del dipartimento di italianistica della New York University.
La mostra comprende oltre cento fotografie d'epoca e tanti 'luoghi calviniani' a Sanremo, dove lo scrittore ha trascorso l'infanzia e l'adolescenza. ll testo di Calvino scelto come filo conduttore è 'La strada di San Giovanni''.
L'esposizione è accompagnata da un catalogo, curato da Sergio Buonadonna, con contributi della curatrice, di Nico Orengo, Francesco Biamonti, Giorgio Bertone e Massimo Quaini.
Oltre alla mostra, New York ha dedicato a Italo Calvino anche un incontro che avrà luogo venerdì, 22 ottobre, presso la Great Hall at Cooper Union. Parteciperanno, tra gli altri, al convegno gli scrittori Umberto Eco, Gore Vidal e Carlos Fuentes.
Scrive Laura Guglielmi nel catalogo: "Un filo sottile lega New York a Sanremo, due città importanti per l’immaginario dello scrittore. “Sanremo continua a saltar fuori nei miei libri, nei più vari scorci e prospettive, soprattutto vista dall’alto, ed è soprattutto presente in molte delle città invisibili”, così disse Calvino in un’intervista rilasciata alla critica letteraria Maria Corti.
New York, invece, “città geometrica, cristallina, senza passato, senza profondità, apparentemente senza segreti”. Alla cittadina ligure è legato il ricordo degli affetti familiari, di un paesaggio unico nel suo genere, alla metropoli americana la sensazione di “un’energia straordinaria che ti senti subito in mano come se ci fossi sempre vissuto”.
Facciamo un balzo indietro: siamo negli anni Trenta. Sembra di vederlo Italo Calvino nella sua casa di Sanremo, un bambino solitario e scontroso. Non risponde ai richiami del padre che lo vorrebbe in giardino per insegnargli i nomi delle piante. Eccolo appoggiato alla balaustra del terrazzo di villa Meridiana che scruta la Pigna e già vede Pin - il protagonista de Il sentiero dei nidi di ragno - urlare a squarciagola nei vicoli del centro storico. Vede i tetti di Piazza Colombo, Piazza Sardi e Piazza Bresca; la striscia del molo e le teste delle alberature dei battelli; il campanile di San Siro; la cupola a Piramide del teatro comunale Principe Amedeo; la torre di ferro dell’antica fabbrica d’ascensori Gazzano; le mansarde della “casa parigina” e il santuario di Madonna della Costa.
Quell’occhio di bambino che scruta la sua città affacciata sul mare, attento ad ogni battito d’ali, sta registrando tutto, quasi già sapesse che quell’insistenza, quell’attenzione, gli sarebbero state necessarie per ricomporre, trent’anni dopo, quel paesaggio che da lì a poco sarebbe scomparso.
Calvino visse a Sanremo fino a 22 anni: dopo la Seconda Guerra Mondiale lasciò la Liguria per trasferirsi a Torino, poi a Parigi e a Roma. Quando ritornava a Sanremo, era come spaesato. La vegetazione mediterranea era stata inghiottita da palazzi di ogni dimensione, un’accozzaglia di “parallelepipedi e poliedri, spigoli e lati di case, di qua e di là tetti, finestre, muri ciechi per servitù contigue con solo i finestrini smerigliati dei gabinetti uno sopra l’altro” (La speculazione edilizia).
La sua Sanremo non esisteva più e Calvino l’ha ricreata sulla pagina; quel paesaggio gli era indispensabile per le costruzioni narrative, ma non poteva vivere in quei luoghi. Come il barone rampante, anche Calvino, saltò su un ramo e decise di vivere lassù, perché “da lontano le cose si capiscono meglio”. Si trasferì altrove per sempre.
Il legame tra Italo e la Riviera di inizio secolo è stato intenso e contraddittorio quanto lo era il rapporto con il padre agronomo: La strada di San Giovanni è il racconto dove il conflitto con il padre Mario viene prepotentemente alla luce.
Mario Calvino, le mattine d’estate, obbligava i figli ad accompagnarlo nell’orto di proprietà a San Giovanni per portare a casa le ceste di frutta e di verdura. Il giovane Italo, invece, era attratto dalla città “il resto era spazio bianco, senza significati; i segni del futuro mi aspettavo di decifrarli laggiù da quelle vie, da quelle luci notturne che non erano solo le vie e le luci della nostra piccola città appartata, ma la città uno spiraglio di tutte le città possibili” (La Strada di San Giovanni)
Due strade che divergono, si scontrano, inconciliabili per il giovane Italo, ma che, in seguito, quando è adulto, si uniscono e trovano una loro armonia narrativa. La campagna e la città sono due aspetti spesso presenti nella produzione dello scrittore e, mettendo in mostra queste foto (...)
Негізгі бет Mostra su Italo Calvino, curata da Laura Guglielmi, New York University, 1999 (Rai international)
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