Commedia in tre atti di Emerico Valentinetti. Probabilmente il maggior successo di Gilberto Govi o comunque l'opera che lo ha fatto conoscere al grande pubblico. L'attore genovese dà vita a un personaggio da antologia: l'avarissimo Felice Pastorino. Pignasecca e Pignaverde sono due avari incalliti, Alessandro Raffo e per l'appunto, Felice Pastorino, attorno ai quali si svolge una serie di vicende familiari, un matrimonio, una dote, affari, interessi che i protagonisti cercano di sfruttare a loro unico favore. Felice Pastorino mariterebbe la figlia (che ama un altro) con Alessandro soltanto per motivi d'interesse. I duetti fra i due avari (un Govi e un Luigi Dameri davvero strepitosi) sarebbero da studiare nelle facoltà universitarie su cinema e spettacolo per capire veramente i "tempi" e le "pause" comiche! Felice Pastorino, ennesima variante sul tema dell'avaro che l'autore raddoppia affiancando al vecchio tirchio, Pignasecca, uno più giovane, Pignaverde. Valentinetti non rinuncia a intrecciare ai tic e alle paranoie del suo protagonista il tema sempre funzionale della figlia del vecchio avaro promessa a uno sposo di gradimento del padre, nel caso l'avaro giovane. Così, quando il brillante Eugenio confessa il proprio amore per la ragazza ed il desiderio di sposarla, viene bruscamente ricacciato da Felice, che per la figlia ha in mente ben altri progetti: concederla in moglie al cugino, cosicché il denaro non esca dal nucleo familiare.
La ripresa televisiva di "Pignasecca e Pignaverde" avvenuta il 27 maggio 1957, ad opera del regista Giancarlo Galassi Beria, è rispettosa e discreta: in quel bianco e nero commovente e lattiginoso delle origini, che rende tutto e tutti un po' simili a ectoplasmi, registra a futura memoria un reperto straordinario di teatro, e non solo dialettale.
Personaggi e interpreti:
Felice Pastorino: Gilberto Govi; Matilde: Pina Camera; Amalia: Nelda Meroni; Eugenio Devoto: Claudio D'Amelio; Angela: Mirya Selva; Manuel Aguirre: Adriano Praga; Isidoro Grondona: Enrico Ardizzone; Alessandro Raffo: Luigi Dameri; Lucia: Mercedes Brignoli
Trama:
La commedia inizia con la signora Matilde, che fa i conti con la serva di casa Lucia per il resto della spesa, anche se i conti non tornano la signora fa passare la questione, ed a questo punto fa la sua comparsa il signor Felice, che corregge i conti e inventa delle scuse e delle storie e costringe la serva a tirare fuori i soldi di propria tasca per corregge i conti. Della famiglia fa anche parte la figlia, Amalia, ancora da maritare. Felice vorrebbe che la figlia si sposasse con il proprio cugino, un commerciante benestante quarantenne di Sampierdarena, ma Amalia è contraria e addirittura mostra disprezzo per Alessandro. Lei è innamorata di Eugenio, il vicino di casa andato in America a cercare fortuna dopo il rifiuto di Felice di concedergli la mano della figlia a causa della sua situazione economica.
Il padre annuncia alla figlia che verrà Alessandro a pranzo. In casa entra Isidoro, padre di Eugenio che annuncia l'arrivo prossimo del figlio. Si presenta Eugenio che subito saluta Amalia, questi è accompagnato dal figlio del suo capo, Manuel, un ricco commerciante argentino che è venuto a Genova per sbrigare un affare. Manuel chiede a Felice di poter parlare assieme per una consulenza d'affari. Appena arriva il cugino Alessandro tutti se ne vanno tranne Felice, mentre la figlia fa finta di sentirsi poco bene per non pranzare con l'odiato promesso sposo. Dopo il pranzo Felice e Alessandro discutono sulla dote, e si accordano per 200.000 lire. Manuel ed Eugenio raggiungono Felice per parlare dell'affare. Dopo che la consulenza si è conclusa, Eugenio chiede la mano di Amalia a Felice, che rifiuta nuovamente anche perché ciò significherebbe separarsi da sua figlia che andrebbe a vivere in Argentina. Manuel chiede di poter parlare da solo con Felice, il quale trova mille scuse per non dare la figlia in sposa ad Eugenio. A questo punto Felice comunica la sua scelta alla figlia ed alla moglie che sono contrariate e tristi. Inoltre riesce a contrattare con il cugino per far scendere ancora la dote a 100.000 lire. Isidoro comunica a Felice che la figlia è scappata con Eugenio in riviera, e questi rimane molto indispettito. Ricompare Manuel il quale manifesta che l'affare si è concluso bene. Isidoro dice a Felice che la figlia era nella casa accanto, a questo punto appare sulla scena e Manuel palesa che Eugenio può rimanere a lavorare a Genova, per cui niente si può opporre alle nozze, e Felice questa volta è felicissimo di acconsentire.
Негізгі бет Pignasecca e Pignaverde (1957)
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