@antropologo-a-domicilio
Una delle fonti di ispirazione del mio libro (“Tre compari musicanti”) è la zampogna. E lo zampognaro che più ha catturato la mia immaginazione è stato Rocco Carbone, zampognaro di Colliano. Non posso dire che Nunzio Lopinto, uno dei personaggi principali del mio libro, sia ritagliato su di lui, ma certo le suonate di Rocco mi erano molto presenti. Paradossalmente non ho video accettabili di Rocco, e neppure molte foto. Confesso il motivo: stare in sua presenza era per me talmente coinvolgente che perdevo ogni spinta a documentare (e di questo mi rincresce oggi amaramente). Lui era - come dire? - un “pulsar” di intensità umana. Eppure la sua presenza era discreta, anche per questo formidabile. Le suonate che partivano dalla sua zampogna o dalla sua ciaramella facevano avvertire - non trovo le parole - come un ”oltre”. Oltre quel momento specifico, oltre le persone presenti, oltre la bella comunità là formatasi, oltre le mie stesse parole: quella sua musica trascinava in un sogno impossibile e necessario di umanità generosa e gentile. Quella che lui incarnava e rappresentava ogni volta che ci si incontrava.
Rocco non c’è più. Ho passato molte sere con lui, a casa sua e a casa di altri zampognari suoi vicini. Di Michele Strollo, della famiglia Strollo, nota per le generazioni di zampognari. E di Carmine Di Lione, più giovane, ancora in attività (entrambi si vedono nel video). Rocco è venuto con me in USA, insieme a Michele e Carmine, nel corso di viaggi di musicisti popolari italiani organizzati su ispirazione di Alan Lomax, uno dei massimi etnomusicologi del Novecento (viaggi che in seguito riprenderò in questo canale). È stato ospite di Campusinfesta per innumerevoli volte.
Rocco aveva una delicatezza “femminile”. Grande e grosso, mani contadine, corpo atletico di camminatore per montagne, pastore con le sue pecore, aveva una sensibilità nelle relazioni che non ho trovato molte altre volte nelle mie ricerche sul campo. Sorrideva quando l’atmosfera si rannuvolava, stemperava le tensioni, dava disponibilità a tutti. Una volta che ci incontrammo dopo molto tempo, mi disse una frase che mi lasciò senza fiato: “Paolo, se devo essere ammazzato, devi essere tu a farlo, così sarai l’ultima persona che vedo prima di morire”.
Quando poi Rocco prendeva in mano la zampogna o la ciaramella gli altri si incantavano.
Nel video Facebook, che dura 3 minuti (e questa volta la stessa durata su KZitem), vi sono tre esempi musicali.
Il primo è eseguito solo con la zampogna, Rocco diceva che era la “chiamata delle pecore” del suo gregge. Il terzo è una tarantella in cui sembra che Rocco, che suona la ciaramella (la zampogna la suona Carmine Di Lione) esploda colpi di suono per scandire i passi dei ballerini. A me, decenni dopo, continua a prendermi.
Ma sulle zampogne e su Rocco Carbone tornerò in futuro.
Негізгі бет Rocco Carbone, zampognaro di Colliano (SA) - (A.4)
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