Il servizio di Angelo Ruoppolo ( / 40129859538 ) Teleacras Agrigento dell’ 1 ottobre 2014.
Dopo Sergio Flamia, si pente anche il capo del mandamento di Bagheria, Antonio Zarcone. La collaborazione annunciata in aula al processo antimafia “Argo”. Angelo Ruoppolo.
Ecco il testo :
Fino a pochi giorni addietro, Antonio Zarcone, è stato il capo mandamento di Bagheria. Lui, boss rivoluzionario, sarebbe stato intenzionato a riformare l’organizzazione di Cosa nostra rilanciando il sistema delle estorsioni. Poi, insieme ai capi mandamento di Palermo, sarebbe stato pronto a comprare un palazzo al Borgo Vecchio, dove costruire una sessantina di appartamenti. E un’altra speculazione immobiliare sarebbe stata progettata alla Kalsa. E nel frattempo, sarebbe stato sempre più redditizio il traffico di diamanti con il Sudafrica. Invece, adesso, Antonio Zarcone si è pentito, e lo ha annunciato rendendo dichiarazioni spontanee al processo "Argo" in cui è imputato. Collegato in videoconferenza, le parole di Zarcone sono state : “intendo collaborare con la giustizia, ho già fatto dichiarazioni che accusano me stesso e gli altri”. Si tratta della seconda clamorosa collaborazione con la giustizia in poco tempo dopo la prima eccellente di Sergio Flamia, 51 anni, il killer della famiglia di Bagheria, che ha confessato 40 omicidi e di essere stato da tempo un confidente dei Servizi segreti. E, infatti, le dichiarazioni di Sergio Flamia sono state depositate anche al processo d’Appello a carico del generale Mario Mori. Secondo
gli inquirenti, il contributo di Zarcone, già condannato a 12 anni di carcere per mafia nell’ ambito dell’ inchiesta “Pedro”, sarà determinante per ricostruire i nuovi equilibri all'interno del territorio bagherese, tra Villabate, Ficarazzi, Altavilla e Casteldaccia, centrale negli assetti mafiosi e tradizionalmente legato a Bernardo Provenzano che a Bagheria trascorse tanti anni della latitanza. Nell’ultima mappa del potere disegnata dai Carabinieri del Comando provinciale di Palermo, nella commissione provinciale di Cosa nostra, su cui Zarcone e Flamia avrebbero lavorato per ricostituirla, vi sono Nicolò Greco, fratello dell’ergastolano Leonardo, Giuseppe Di Fiore, e Carlo Guttadauro, cognato del boss latitante Matteo Messina Denaro e fratello del medico, Giuseppe Guttadauro, già a capo della cosca di Brancaccio.
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