A separare il Ticino e il Po, ormai quasi un chilometro a valle del Ponte della Becca, un c’è una grande isola. E sabbia a perdita d’occhio. La nostra guida, Davide Riccoti, da 50 anni sul fiume, ci conduce con il suo battello lungo gli stretti corridoi in cui i barcé riescono ancora a passare.
La grande sete del Po, termometro dello stato delle riserve idriche della pianura padana e della crisi agricola ormai in atto, si leggerebbe anche solo in un dato su un sito internet: -3,68 metri sotto lo zero idrometrico qui al ponte della Becca, mezzo metro abbondante sotto il livello delle secche estive degli ultimi 20 anni almeno, che però si raggiungevano almeno un mese più tardi, tra fine luglio e i primi di agosto.
Il corso del Ticino, secondo fiume italiano per portata d’acqua, sotto al ponte della Becca, appare praticamente occluso dalla sabbia, ridotto a un rigagnolo e la vera confluenza si è spostata a valle, di parecchio.
La navigazione, ormai, è affare per pochi esperti, con barche adatte. Per ora. Nelle prossime settimane, potrebbe diventare impossibile.
E con la secca emergono anche altre questioni. Come la conciliazione delle esigenze umane con quelle della natura e della biodiversità, con la probabile deroga in arrivo sul deflusso minimo vitale dei fiumi, stabilito per garantire la sopravvivenza degli ambienti acquatici.
La pioggia, purtroppo, sembra ancora lontana. E la grande sete del fiume, destinata a durare ancora a lungo.
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Негізгі бет Siccità, la grande sete del Po a pochi giorni dall'inizio dell'estate: il reportage alla Becca
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