Nel 1949 il juke-box è un apparecchio, installato in locali pubblici, dal quale, introducendo una o più monete, si può ascoltare un pezzo musicale fra quelli presenti sui dischi contenuti al suo interno.
L'origine del nome non è del tutto certa, ma si pensa che derivi da juke-joint, un termine che identificava un bar in cui era possibile ballare, oppure da juke-bands, che indicava i gruppi musicali che suonavano in quei locali.
Juke joint è un termine dialettale inglese per descrivere quei locali, gestiti soprattutto da afro-americani nel sud degli Stati Uniti d'America, dove si suonava musica, si ballava, beveva e giocava. La parola "juke" si pensa derivi dal termine creolo "joog", che significa chiassoso e disordinato.
Il moderno juke-box, la scatola urlante e luminosa per musica che tutti conosciamo, è stata realizzata dalla Automatic Music Instrument (AMI) nel 1927: il primo dispositivo amplificato elettronicamente, sempre a moneta, dotato di un braccio meccanico e un sistema di dieci dischi, ognuno dei quali con un brano su ogni lato.
Il juke-box ha il suo boom nel secondo dopoguerra, con la nascita del disco nella forma più agile del vinile a 45 giri, e diviene ben presto popolare (soprattutto fra i giovani). Emblema di una vera rivoluzione culturale, nella storia della diffusione di canzoni e canzonette è secondo per importanza solo alla radio.
L'esemplare del video SONY, CDP-CX260, è stato prodotto nel 1998 ed ha la capacità di riprodurre ben 200 CD! Revisionato nel nostro laboratorio Stereo Service Napoli.
Attualmente, ai giorni nostri, probabilmente è un apparecchio perfettamente sconosciuto ai più giovani, perché soppiantato dalla musica "liquida" ovvero sotto forma di file digitali.
Permettetemi di dirlo: ma NON ha le stesso fascino! 🤩🧨🔥
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