stagione teatrale 2021/2022
IL CONTRATTO
𝘵𝘢𝘳𝘢𝘯𝘵𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘢𝘤𝘢𝘣𝘳𝘢 𝘦 𝘨𝘳𝘰𝘵𝘵𝘦𝘴𝘤𝘢 𝘥𝘪 𝗘𝗱𝘂𝗮𝗿𝗱𝗼
𝙧𝙚𝙜𝙞𝙖 𝙙𝙞 Domenico Palmiero
con
Domenico Palmiero, Salvatore Cembrola, Mattia Serino, Mariarosaria Clemente, Giovanni Del Prete, Michele Sparaco, Nunzia d'Aiello, Francesco Pioggiarella, Antonio Aversano, Iris Golino, Biagio Pastore, Mario De Nardo, Davide Stefanelli, Consiglia Cianci, Mario Di Fraia, Rosanna Ambrosio, Rosaria Salzano, Antonio Parisi.
la voce di Gaetano Trocina è di Santo Catalano
e con l'amichevole partecipazione di Michele Cupito, Andrea Palmiero, Nancy Di Maio, Chiara Pioggiarella, Antonella Liguori, Tommaso Feola, Nicola Feola.
𝙧𝙚𝙜𝙞𝙖 𝙙𝙞 Domenico Palmiero
𝙖𝙨𝙨𝙞𝙨𝙩𝙚𝙣𝙩𝙚 𝙖𝙡𝙡𝙖 𝙧𝙚𝙜𝙞𝙖 Dalila d'Aiello
𝙨𝙘𝙚𝙣𝙤𝙜𝙧𝙖𝙛𝙞𝙖 Liceo Artistico San Leucio
𝙙𝙞𝙧𝙚𝙩𝙩𝙧𝙞𝙘𝙚 𝙙𝙞 𝙨𝙘𝙚𝙣𝙖 Consiglia Cianci
𝙙𝙞𝙧𝙚𝙩𝙩𝙧𝙞𝙘𝙚 𝙙𝙞 𝙥𝙧𝙤𝙙𝙪𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 Martina Milone
𝙙𝙖𝙩𝙤𝙧𝙚 𝙖𝙪𝙙𝙞𝙤 𝙚 𝙡𝙪𝙘𝙞 Daniele Barba
𝙥𝙖𝙧𝙧𝙪𝙘𝙘𝙤 Pamela d'Aiello
𝙩𝙧𝙪𝙘𝙘𝙤 Maria Palmiero
𝙘𝙤𝙨𝙩𝙪𝙢𝙞 Dalila d'Aiello
𝙩𝙧𝙖𝙨𝙥𝙤𝙧𝙩𝙞 Pasquale Del Prete, ditta Barecchia srl S. Marco Ev. (Ce)
𝙧𝙚𝙜𝙞𝙨𝙩𝙧𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙞 𝙖𝙪𝙙𝙞𝙤 a cura di Luigi Pastore
con la partecipazione di Domenico Angelino per l'arrangiamento di "Addà passà" di Nino Rota ed Eduardo
realizzazione video OnStage Studio
Note di regia
La regia di questo spettacolo mira a cogliere in pieno tutte le sfumature e le intenzioni drammaturgiche di Eduardo.
Ho sempre ritenuto che, essendo questo il terz'ultimo testo del percorso drammaturgico di Eduardo, si trattasse non di una commedia ma della Commedia dentro la quale si ritrova tutto il Teatro di Eduardo, compreso le origini Umoristiche.
Anzi è proprio quel riso amaro che ho voluto che, in questa edizione, riemergesse. Leggendo attentamente le note critiche - storiche e le didascalie del testo ho notato quanto Eduardo volesse servirsi del grottesco e dell'umorismo amaro per lanciare la sua idea e sui quali far camminare tutto l'intreccio.
Infatti è proprio su questo binomio che si alzò il debutto alla Fenice di Venezia nel 1967, per il quale si servì di artisti come Gottuso alle scenografie che evidenziò i toni grotteschi allontanandosi totalmente da mezzi naturalistici, e Nino Rota per le musiche.
Tenendo fortemente conto di tutto ciò ho inclinato la regia verso quello che ho dedotto dovesse essere la versione teatrale dello spettacolo, contrariamente all'edizione televisiva dell'81 che si avvicina molto al realismo e presenta dei tempi lunghi indugiando molto sulle situazioni di ambiente.
Ho immaginato quella grande "matassa 'mbrugliata" di cui ci parla Eduardo dove neanche la teorica figura integerrima del Brigadiere riesce a mantenere, sul finale, i suoi equilibri e il suo ruolo; la famiglia Trocina come dei primitivi che, mangiando e bevendo di continuo, non fanno altro che mostrare il loro attaccamento alle cose materiali - simboleggiato dal continuo cibo che arriva in tavola - fino allo sbafo.
Il pubblico non può esimersi; anche lui fa parte di quella grande matassa della quale non ne riconosci " 'o 'mbruglione" stando continuamente nello spazio scenico e trovandosi personaggi, passaggi e azioni addosso di continuo.
Geronta Sebezio, come un pazzo Don Chisciotte che si scaglia contro i mulini a vento, combatte e decide di prendersi la sua vendetta scegliendo le vittime durante una continua danza macabra che fa con tutti i suoi resuscitati.
Domenico Palmiero
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