Era da poco passata la mezzanotte, quel 30 agosto, quando si consumó la strage di Brandizzo. Cinque operai della Sigifer travolti da un treno mentre stavano operando sui binari.
Kevin Laganà, Saverio Giuseppe Lombardo, Giuseppe Sorvillo, Michael Zanera e Giuseppe Aversa.
Di età diverse, di diverse provenienze, in comune lo stesso lavoro da cui non hanno fatto più rientro. Un dramma che resta a distanza di un anno negli occhi gonfi dei famigliari che oggi si sono riuniti per la cerimonia di commemorazione, proprio davanti alla stazione di Brandizzo, dove il silenzio è spezzato dai pianti e dagli abbracci, dove vengono depositati fiori sotto un cartellone con i lori nomi e la scritta: "La classe operaia va in paradiso", riprendendo il titolo del film di Elio Petri, con uno straordinario Gian Maria Volonté.
Un film che parla di fabbrica, di operai cottimisti, di lotta e disillusione. Un'altra epoca storica, rispetto all'oggi, dove il lavoro si fa parcellizzato, dove ognuno rema per suo conto, ma dove il problema della sicurezza resta un nodo ancora non sciolto.
A distanza di un anno la ferita è ancora aperta, i colpevoli sono ancora lontani da essere individuati, complice anche una Procura, quella di Ivrea, sotto organico, subissata da fascicoli che non si riescono a smaltire, un'altra problematica lavorativa che è un inghippo alla ricerca della verità rispetto a quanto accaduto quella notte.
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Негізгі бет Un anno fa la strage di Brandizzo, cinque vite spezzate e ancora nessuna giustizia
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