Quando esci a fotografare il paesaggio e trovi un tempo avverso, non conviene mai abbandonare, anzi con un po' di pazienza potresti pure fare qualche soggetto o inquadratura buona, ma l'importante è provarci.
Sono uscito di pomeriggio confidando su un cielo pieno di nuvole che a tratti si addensava ma a volte si apriva e lasciava passare quei fasci du luce che accendono letteralmente il paesaggio.
Ho girovagato un po', cercando di trovare un'altura da cui scoprire a sud ovest dove c'era un gran movimento di nuvole, ma con il passare delle ore, tra pioggia e vento, ho perso la speranza ma ho trovato il punto ideale da cui fotografare.
Le nuvole diventavano sempre più compatte, spesse al punto da bloccare quasi totalmente la luce.
Quindi ho atteso in macchina, con la speranza che spiovesse perché c'era una bella atmosfera, cielo basso, poca luce, un bel vento che scuoteva le chiome di alcune querce secolari vicino a me.
Poi ha smesso di piovere e anche se la luce era proibitiva, praticamente quasi buio, ho deciso di fare qualche scatto, tanto per non tornare a casa a mani vuote.
Alla fine non ho realizzato un gran che, solo due scatti su un paesaggio autunnale che digradava dolcemente a valle,, grigio, con un po' di foschia nell'aria... un po' malinconico.
Quando poi mi stavo rassegnando, volto lo sguardo ancora più ad ovest e vedo una zona rossa accesa... il tramonto tentava di esplodere come mi ero illuso. Purtroppo, se le nuvole sembravano davvero una coperta, impenetrabili, ma forse, se il vento avesse rallentato o accellerato la sua forza, avrebbe cambiato le carte in gioco lasciando scoprire quella zona verso il tramonto.
Me ne sono tornato casa con pochissimi scatti e due sole inquadrature, meglio di niente... in compenso mi sono goduto quel magico momento vicino a secolari querce, enormi, ascoltando il suono del vento e quello delle foglie che vibravano fortemente.
Andrà meglio la prossima volta.
Le foto del campo arato con gli alberi, sono state schiarite molto in post produzione aggiungendo solo un po' di saturazione per accendere i colori che, con quella poca luce piatta e fredda erano un po' spenti.
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