Oggi ci occupiamo di viaggi nel tempo. Naturalmente solo per gioco e torniamo indietro fino all’anno 1942 allo scopo di visitare un accampamento della Wehrmacht. Per farlo approffittiamo della cortesia dei rievocatori dell’Associazione Storico Culturale 26. Panzer Division. Il sodalizio porta il nome della grande unità tedesca che combattè ininterrottamente dal 1943 al 1945 sul suolo italiano. Come potete notare, da un punto di vista filologico, la qualità delle divise che i rievocatori indossano è praticamente perfetta. Si tratta è ovvio di riproduzioni perchè gli originali sono molto rari e molto costosi.
Passeggiando per il campo, la prima cosa che notiamo, sulla destra dell’ingresso della tenda, è un Panzerschreck la cui denominazione ufficiale era Raketepanzerbüchse 43 (RPzB 43). Si tratta di un lanciarazzi anticarro portatile derivato, dal bazooka americano che i tedeschi avevano avuto modo di osservare all’opera in Tunisia. L’arma, praticamente priva di rinculo, sparava un razzo a carica cava che poteva penetrare anche le corazze più robuste ed era facilissima da usare.
Siamo sempre ospiti del Museo delle Forze Armate 1914-1945 di Montecchio Maggiore al cui direttore Stefano Guderzo va il nostro ringraziamento.
Ma cominciamo a camminare per il campo e subito ci imbattiamo in un alcuni pezzi molto interessanti i fucili Mauser Karabiner 98k camerati per il proiettile 7,92 × 57 mm Mauser, sviluppati e utilizzati dall’esercito tedesco durante il secondo conflitto mondiale. Sopra è posizionato l’iconico elmetto Stahlhelm, letteralmente "elmetto d'acciaio", in una delle sue varie versioni. A sinistra ecco un’arma che chiunque abbia visto un film sulla seconda guerra mondiale conosce perfettamente: la Maschinenpistole 1940 o MP 40 che praticamente tutti, sbagliando, chiamano Schmeisser, anche se di quest’arma Hugo Schmeisser ha progettato solo il caricatore. Le armi sono tutte autentiche ma disattivate nel rispetto della normativa italiana. Qui vediamo un altro pezzo iconico, il contenitore di quella che sembra la Gasmaske, Model 1938. Vicino ci sono un piccola pala da trincea modello WH, completa di custodia, e una gavetta.
Continuando a spostarci ci imbattiamo in due mine. La prima è una sciarpnel mine Schrapnellmine ribattezzata dagli alleati «Bouncing Betty» ovvero Betty che salta. È stata una delle armi più insidiose e letali di tutta la seconda guerra mondiale. Se calpestata, veniva proiettata verso l’alto ed esplodeva al livello della vita scagliando ovunque un nugolo mortale di frammenti metallici. La seconda è una Tellermine 35, una mina anticarro. Subito oltre troviamo le classiche Stielhandgranate 24, le più riconoscibili granate da lancio di tutti i tempi, rimaste in uso alla fino al termine della seconda guerra mondiale. Gli inglesi le chiamavano, potato masher e cioè schiacciapatate.
E ora cominciamo ad osservare nel dettaglio questo mezzo lo Hanomag Sdkfz 251/1 nella sua versione Ausf.C. Detto molto più semplicemente Sd.Kfz. 251 era un veicolo semicingolato destinato al trasporto di truppe. I tedeschi lo produssero in quattro modelli, denominati appunto Ausf. A, B, C e D, che utilizzavano tutti lo stesso telaio, ma con carrozzerie diverse. Quello che stiamo vedendo è il più diffuso, ovvero l’Ausf.C, costruito dal 1940 alla fine della guerra. Si tratta di una macchina studiata per permettere alla fanteria di operare a stretto contatto con i carri armati. La parte superiore del mezzo è scoperta in modo che i soldati possano usare le armi individuali. Unisce la facilità di guida di un veicolo ruotato alle capacità fuori strada dei cingolati.
Continuando a camminare nel campo arriviamo di fronte al PAK 40, il cannone anticarro stadard da 75 millimetri dell’esercito germanico durante la seconda guerra mondiale. I tedeschi lo hanno impiegato praticamente su tutti i fronti europei e in Russia. Vero e proprio re delle armi controcarro, da due km di distanza poteva perforare una corazza d’acciaio di 7 centimetri. Quando la distanza scendeva a 500 metri anche una corazza dello spessore di 15 cm si rivelava inutile sotto i suoi colpi
Il cannone era alto appena 1 metro e 24,5 cm cosa che gli garantiva una bassa visibilità e lo rendeva idoneo agli agguati. I serventi erano protetti da un piccolo doppio scudo inclinato, realizzato in acciaio e costruito totalmente in lamiere saldate. Anche l’affusto però era in acciao e non in lega leggera, cosa che rendeva l’arma molto pesante
Il PAK 40 dunque pesava molto ed era difficile da spostare specialmente su superfici problematiche come la sabbia e il fango. Eppure gli artiglieri lo amavano per la sua potenza che gli consentiva, senza problemi, di mettere fuori gioco anche anche i più pesanti carri armati avversari. A partire dal 1943, la Wehrmacht cominciò a combattere soprattutto in difesa cosa che esaltò al massimo le caratteristiche del PAK 40.
Негізгі бет VISITIAMO UN ACCAMPAMENTO TEDESCO E VEDIAMO DA VICINO IL PAK40 IL RE DEI PEZZI CONTROCARRO
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