La basilica di sant’Ubaldo domina la città di Gubbio dal monte Ingino e custodisce il corpo del santo patrono da cui prende nome. Fu edificata su una preesistente piccola chiesa già dedicata a S. Ubaldo e sulla pieve dei santi Gervasio e Protasio. I lavori iniziarono nel 1513 con il sostegno delle duchesse di Urbino e del papa Giulio II. La chiesa fu affidata inizialmente ai canonici regolari lateranensi, ordine a cui era appartenuto il santo. Dal 1786 la basilica fu retta dai padri passionisti fino alle soppressioni napoleoniche; in seguito dai frati minori riformati e dal 2013 dai sacerdoti diocesani.
L’esterno del santuario è sobrio; alla sommità di una lunga scalinata un portale introduce a un ampio chiostro in laterizi, con arcate e volte a crociera, nelle cui lunette si intravedono i resti di affreschi cinquecenteschi. I pilastri accanto all’ingresso della chiesa presentano un basamento in marmo palombino, con alcuni bassorilievi raffiguranti gli stemmi dei Montefeltro, del Comune di Gubbio e il Cristogramma.
L’interno è suddiviso in cinque navate, dominate dall’altare maggiore realizzato nel 1884, in stile neogotico con decorazioni a finto mosaico. Nella parte superiore dell’altare sono collocate otto piccole statue raffiguranti santi legati alla città e al di sopra è posta l’urna in cui è custodito il corpo intatto di sant’Ubaldo.
Nella basilica sono riposti anche i grandi Ceri, le tradizionali strutture in legno che, in occasione della festa in onore del patrono, vengono trasferiti in città ed esposti nel Palazzo dei Consoli; da qui il 15 Maggio, con la suggestiva corsa, sono portati in processione attraverso Gubbio e poi, lungo la salita al monte Ingino, fino al santuario.
Il concerto campanario di Sant'Ubaldo, intonato in Re maggiore, venne realizzato inizialmente nel 1929 dalla fonderia Bastanzetti. Quest'ultima rifuse la V nel 1948; la fonderia Capanni rifuse il campanone in occasione dei festeggiamenti per la traslazione di S. Ubaldo nel Settembre 1982 (nello stesso anno fuse anche due campane per Mezzano, RA).
La prima elettrificazione dell'impianto avvenne alla fine degli anni '60. Con i dispositivi elettromeccanici vennero riprodotte (se pur con scampanii differenti) le suonate che i campanari eseguivano tradizionalmente in questo campanile: Rinterzo [4:55] e "Doppio di Mezzana" (Rinterzo II) [3:05]. Oltre ad esse venne riportata una singolare suonata chiamata "Battustìo" (Battistero): la sua caratteristica era l'alzata a bicchiere di entrambe le campane maggiori che chiudevano a turno gli scampanii eseguiti sulle tre campane minori. Era la suonata che coinvolgeva il maggior numero di campanari e per la cui esecuzione era necessario il coordinamento più perfetto: due campanari alzavano il campanone mentre uno solo la seconda; altri due controllavano i rispettivi battagli. Il "doppiarolo" (colui che eseguiva gli scampanii) segnalava con un cenno della testa, a destra o a sinistra, quale campana alzata a bicchiere doveva concludere la battuta. Ogni Battustìo era un evento per tutti i campanari ed a questo concorrevano apprendisti e vecchi campanari non più attivi che venivano espressamente per controllare la corretta esecuzione. [fonte parziale "Le campane di Gubbio" di V. Ambrogi, 2019]
Oggi purtroppo di questa suonata, eseguita principalmente nel campanile del duomo, se ne è persa memoria; in questo video [10:05] abbiamo voluto proporla in elettrico-manuale per dare un'idea della sua maestosità e tramandarne il ricordo.
Anche il Falsetto, eseguito eccezionalmente al minuto 8:32, non fa parte della tradizione campanaria eugubina.
Негізгі бет Музыка Campane di Gubbio - Sant'Ubaldo
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