La cultura dell’Occidente prende avvio con un poema epico - l’Iliade - che mette in scena una fase molto critica di una lunga, durissima, guerra. A sua volta il poema si apre con una rissa per il possesso di una prigioniera di guerra. Per secoli, guerra e schiavitù si alimentarono a vicenda: apparivano come l’ordine naturale delle cose specie quando la schiavitù assunse altre e più moderne forme. Il pensiero “realpolitico” la pensa ancora così. Il pensiero “utopistico” ha opposto, nel corso del tempo, a una tale visione l’obiettivo di una pace generale (“perpetua” secondo il celebre saggio di Kant). Più efficace dell’etica è stata la spaventosa distruttività degli armamenti dovuta allo sviluppo tecnico, che da molti decenni rappresenta il freno più vistoso alle possibili derive bellicistiche dell’imperialismo. Ma ancora per quanto?
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